In Italia vengono denunciati ogni anno all’Inail più di 600.000 casi di infortunio sul lavoro su poco meno di 23 milioni di lavoratori. Nel quinquennio 2015-2019 gli infortuni sul lavoro sono cresciuti dell’1,3%. Più dell’80% degli infortuni avviene sul luogo di lavoro mentre solo poco meno del 20% avviene nel tragitto casa-lavoro. Qualche numero:
Settori più impattati | Zone geografiche con più infortuni | Regioni con più infortuni | Fasce d'età con più infortuni |
---|---|---|---|
Industria e servizi | Nord-Est | Lombardia | 50-59 anni |
Gestione per conto dello Stato | Nord-Ovest | Emilia Romagna | 40-49 anni |
Agricoltura | Veneto | 30-39 anni |
Settori più impattati |
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Industria e servizi |
Gestione per conto dello Stato |
Agricoltura |
Zone geografiche con più infortuni |
Nord-Est |
Nord-Ovest |
Regioni con più infortuni |
Lombardia |
Emilia Romagna |
Veneto |
Fasce d'età con più infortuni |
50-59 anni |
40-49 anni |
30-39 anni |
Inoltre, 2 casi su 3 riguardano lavoratori di sesso maschile.
Un modo per prevenire e limitare l’accadere di incidenti sul lavoro è la corretta dotazione ed utilizzo dei DPI, ovvero i Dispositivi di Protezione Individuale.
Cosa sono i DPI?
Secondo la definizione data dall’articolo 74 del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, i DPI sono:
“Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo”.
I DPI sono quindi tutte quelle attrezzature e strumentazioni che servono a proteggere e ridurre i rischi per la salute e sicurezza del lavoratore.
Questi dispositivi devono rispettare alcuni requisiti fondamentali:
- Innanzitutto devono essere adeguati a proteggere dal rischio per cui sono stati previsti e non costituire un rischio essi stessi
- Devono poi essere adeguati a quelle che sono le condizioni dell’ambiente lavorativo in cui vengono utilizzati
- Devono tenere conto delle esigenze di ergonomia e di salute del lavoratore
- Devono essere compatibili tra loro in modo da poter essere utilizzati in contemporanea nel caso si rendesse necessario
- Infine devono essere facili da indossare e da togliere in caso di emergenza
Una prima generica classificazione dei Dispositivi di Protezione Individuale viene fatta in base alla parte del corpo che devono proteggere. Ecco quindi che potremo distinguere le seguenti categorie di DPI:
- DPI per la protezione della testa (es. elmetto)
- DPI per la protezione dell’udito (es. tappi per orecchie, cuffie)
- DPI per la protezione degli occhi e del viso (es. occhiali, visiere)
- DPI per la protezione delle vie respiratorie (es. mascherine)
- DPI per la protezione di mani e braccia (es. guanti, manicotti)
- DPI per la protezione di corpo (es. tute, abbigliamento da lavoro, grembiuli per saldatori)
Classificazione in base al rischio
Secondo quanto disposto dal Regolamento EU 2016/425 i Dispositivi di Protezione Individuale sono divisi secondo 3 categorie che si basano sul grado crescente di rischio da cui devono proteggere.
DPI di I categoria:
in questa categoria rientrano tutti quei dispositivi adatti a proteggere in attività che comportano un rischio minimo e che procurano danni di lieve entità e con conseguenze reversibili (es. effetti delle vibrazioni, agenti atmosferici, raggi solari, urti leggeri, ecc…). Nello specifico, rientrano qui tutti quei DPI che proteggono da:
- lesioni meccaniche superficiali
- contatto con prodotti chimici poco aggressivi o contatto prolungato con l’acqua
- contatto con superfici calde che non superano i 50°C
- lesioni dell’occhio dovute ad esposizione alla luce solare
- condizioni atmosferiche non estreme
Questi dispositivi sono autocertificati dai produttori.
DPI di II categoria:
la legislazione non fornisce una specifica definizione per questa categoria, qui semplicemente rientrano tutti quei dispositivi che non rientrano né in categoria I né in categoria III e che sono comunque legati ad attività con rischio significativo di media entità. Per questi dispositivi è necessario che vengano certificati da un organismo di controllo autorizzato.
DPI di III categoria:
sono quei dispositivi che proteggono il lavoratore dall’eventualità di danni gravi e con conseguenze permanenti per la sua salute, così come dal rischio di morte.
Appartengono a questa categoria tutti quei DPI atti a proteggere dai danni causati da:
- sostanze e miscele pericolose per la salute
- atmosfere con carenza di ossigeno
- agenti biologici nocivi
- radiazioni ionizzanti
- ambienti a temperature elevate con effetti comparabili a quelli di una temperatura dell’aria di almeno 100°C
- ambienti con temperature estremamente basse, comparabili ad una temperatura dell’aria inferiore a -50°C
- cadute dall’alto
- scosse elettriche o lavoro sotto tensione
- annegamento
- tagli da seghe a catena portatili
- getti ad alta pressione
- ferite da proiettile o da coltello
- rumore nocivo
Trattandosi di dispositivi fondamentali per la vita di chi li indossa, tutti questi DPI devono avere la marcatura CE contente i quattro numeri identificativi dell’organismo notificato che ha prodotto il certificato UE del tipo, la dichiarazione di conformità redatta dal fabbricante contenente le norme armonizzate secondo cui è stato prodotto il DPI (es: EN149 per le mascherine FFP2).
Quali certificazioni devono avere i DPI?
A seconda della categoria a cui appartiene, ogni Dispositivo di Protezione Individuale deve presentare determinate certificazioni.
I DPI di categoria I devono avere la marcatura CE e la dichiarazione di conformità UE rilasciata dal fabbricante in allegato alla documentazione tecnica del modello.
I DPI di categoria II devono anch’essi riportare la marcatura CE, la dichiarazione di conformità UE del fabbricante e il certificato UE del tipo prodotto da un organismo notificato allegati alla documentazione tecnica del modello.
Per i DPI di categoria III, oltre alle documentazioni richieste per tutti gli altri DPI, sono richieste periodiche verifiche del sistema di qualità del fabbricante da parte di un organismo notificato.
Nella documentazione tecnica deve essere specificato quali mezzi sono stati utilizzati dal fabbricante al fine di garantire la conformità dei propri Dispositivi di Protezione Individuale ai requisiti fondamentali di salute e sicurezza a cui si fa riferimento nell’art. 5 del regolamento UE 2016/425 e che sono stabiliti dall’allegato II al regolamento stesso.
Cosa dice la normativa
Gli obblighi del datore di lavoro
Secondo quanto prescritto dalla normativa, il datore di lavoro è tenuto a eseguire la valutazione dei rischi e, in base a questa, scegliere i DPI adatti a prevenirli. Al datore di lavoro spetta inoltre il compito di individuare in quali condizioni è necessario che vengano utilizzati i diversi DPI. Deve fornire ai lavoratori DPI che siano conformi ai requisiti previsti e deve assicurarne efficienza e condizioni igieniche, nonché provvedere alla corretta manutenzione, riparazione e sostituzione. Infine, il datore di lavoro deve informare preliminarmente il lavoratore dei rischi in cui può incorrere, deve fornirgli i Dispositivi di Protezione Individuale ad uso personale, fornendogli istruzioni comprensibili e deve garantirgli una adeguata formazione sul corretto utilizzo di ogni DPI.
Gli obblighi del lavoratore
Per contro, anche per i lavoratori la normativa prevede alcuni obblighi. Ogni lavoratore è tenuto a partecipare al programma di formazione e ad utilizzare i diversi DPI in base a quanto appreso durante tale programma. Deve inoltre avere cura dei diversi dispositivi, senza apportarvi modifiche. È tenuto a segnalare eventuali difettosità o inconvenienti del DPI e a seguire le corrette procedure aziendali per la riconsegna di esso al termine dell’utilizzo.
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