Il 14 gennaio 2022 è entrata in vigore la nuova normativa sulla plastica monouso (la SUP – Single Use Plastic) e tutti quegli oggetti di uso comune che con essa sono prodotti. Vediamo insieme cosa prevede e quali sono le ricadute nella vita quotidiana di tutti noi.
Perché una nuova normativa
La nuova normativa entrata in vigore lo scorso 14 gennaio ha lo scopo di recepire le direttive previste dalla direttiva UE 904 del 2019 che, basandosi sul principio del “chi inquina, paga”, si pone come obiettivo una ambiziosa riduzione del consumo della plastica monouso entro il 2026. Su questa base, tutti gli stati membri dell’Unione Europea erano tenuti a recepire tale direttiva e ratificare la propria legge nazionale entro luglio 2021. Sempre a partire da luglio 2021 è stata inoltre vietata in tutti gli stati membri l’immissione sul mercato di tutti quei prodotti elencati nella parte B dell’allegato realizzati in plastica monouso e di tutti i prodotti in plastica oxo-degradabile (ovvero una plastica che contiene nella sua composizione degli additivi per accelerarne la frammentazione in parti minuscole se sottoposta a radiazione UV o a calore). Va però specificato che questo provvedimento non preclude la vendita di tutti quegli articoli prodotti prima di tale data e già presenti nei magazzini di produttori, grossisti, distributori e negozianti, fino ad esaurimento scorte.
Cosa non si può più vendere
Fermo restando che è possibile smaltire eventuali giacenze immesse sul mercato prima della data di entrata in vigore della nuova normativa, con essa è vietata la commercializzazione dei prodotti in plastica monouso quali piatti e posate, cannucce, cotton fioc, agitatori per bevande, borse in plastica, aste per palloncini, contenitori per bevande e alimenti monouso (ma i bicchieri in plastica possono invece essere prodotti e commercializzati). In Italia, rispetto alla direttiva europea, sono state esentate due categorie di prodotti che potranno ancora essere commercializzati: gli articoli in plastica monouso biodegradibile e compostabile destinati al contatto con alimenti (quali piatti, posate e contenitori per alimenti) che siano prodotti con almeno il 40% di materie prime rinnovabili e i rivestimenti plastici che non superino il 10% del peso del prodotto.
Gli obiettivi
Lo scopo della direttiva europea non è solo quello di trovare materiali alternativi alla plastica per gli articoli monouso ma anche quello di stimolare sempre più il riuso. Questo prevede ad esempio contributi a fondo perduto per l’apertura di negozi che vendono esclusivamente prodotti sfusi da acquistare in contenitori propri o la creazione di spazi attrezzati ad hoc all’interno dei supermercati per la vendita di alimenti o detersivi sfusi. Purtroppo questa pratica, al momento non molto diffusa, ha subìto un ulteriore rallentamento in questi anni di pandemia che hanno imposto una severa prassi igienico-sanitaria.
Un altro importante pilastro per il raggiungimento degli obiettivi posti dalla direttiva europea nel pacchetto Economia Circolare, che prevede il raggiungimento del tasso di raccolta delle bottiglie in plastica per bevande del 90% entro il 2029 con una presenza minima di un 25% di plastica riciclata nelle bottiglie in PET a partire dal 2025, è il vuoto a rendere. Al momento, nel nostro paese, il decreto Semplificazioni ha inserito il deposito su cauzione per gli imballaggi di bevande in plastica, purtroppo però non è ancora entrato in funzione. Sempre più diffuso, in alternativa alle bottiglie in plastica, è l’utilizzo di borracce personali.