Il 17 giugno si celebra la Giornata Mondiale delle Emoji, le ormai diffusissime faccine di cui ognuno di noi non può più fare a meno, create ormai 23 anni fa.
Storia delle emoji
Le emoji nascono in Giappone nel 1999, quando le maggiori compagnie telefoniche del’epoca si rendono conto dell’enorme flusso di immagini che veniva scambiato attraverso gli SMS dai loro utenti. Shigetaka Kurita, dipendente di una di esse, interpretò questa tendenza come una difficoltà sempre maggiore ad esprimere con le parole le proprie emozioni. Fu così che pensò alle emoji, per aiutare gli utenti ad esprimersi, e si rivolse a diverse compagnie produttrici di dispositivi elettronici per farle realizzare. Nessuna delle compagnie contattate vide però un una potenzialità nella proposta di Kurita e perciò rifiutarono la collaborazione. Lui però non si fece scoraggiare e, nonostante non fosse un grafico, si armò di carta e penna e, lasciandosi ispirare un po’ da tutto ciò che vedeva, arrivò a produrre un primo set di 176 emoji digitalizzate in formato 12 x 12 pixel.
A questo punto Kurita tornò dalle compagnia che aveva già contattato con il suo set di emoji, che questa volta fiutarono il potenziale della sua proposta ed iniziarono ad implementarle sui loro dispositivi. E fu così che le emoji invasero il Giappone.
Nel mondo occidentale fu Apple la prima , nel 2007, a intravedere il potenziale delle emoji, inserendole all’inizio nella tastiera in lingua giapponese per spingere il successo dei suoi dispositivi sul mercato del Giappone. I nerd americani però non ci misero molto a scoprirle e fu l’inizio della diffusione delle emoji anche in occidente.
Nel 2012 cade anche l’ultima barriera, quando Unicode interviene per uniformare le emoji tra i vari sistemi operativi e piattaforme e, senza più ostacoli, le faccine sorridenti invadono il mondo.
Emoji e email di lavoro
Ormai tutti noi utilizziamo le emoji nelle nostre email e messaggi quotidiani ma nelle email di lavoro? Cosa dice l’etichetta: possiamo usarle o meglio evitare? Una regola precisa non c’è ma bisogna valutare. Se stiamo mandando una comunicazione molto formale o si tratta di una conversazione con qualcuno esterno all’azienda con cui non abbiamo confidenza, allora meglio evitare l’utilizzo di emoji, rischieremmo di risultare poco seri e professionali. Se si tratta invece di una scambio informale tra colleghi con i quali si è in confidenza, ben vengano le emoji ma sempre senza esagerare.
Se un tempo la netiquette suggeriva di evitare del tutto le emoji, alcuni studi di qualche anno fa suggeriscono invece che possano aumentare la produttività. Trattandosi del linguaggio più utilizzato al mondo, sarebbero di aiuto nelle conversazioni tra persone che non si conoscono e parlano una lingua differente così come possono aiutare a stemperare i toni di una conversazione critica.
Il nostro consigli è quindi quello di usare sempre il buon senso e trovare un proprio stile di comunicazione, che preveda o meno le emoji. 😊