A causa delle norme per il contenimento della pandemia non è stato purtroppo possibile per i nostri colleghi partecipare alla maratona di Chicago, come annunciato a fine maggio. Ma i nostri runners non si sono fatti scoraggiare e domenica 14 novembre hanno partecipato alla prima maratona di Napoli.
Ci siamo fatti raccontare da loro come hanno vissuto questa esperienza.
Giulia: Fare una maratona non significa soltanto correre i 42 km della gara, ma affrontare una preparazione di mesi che comporta molti sacrifici, frustrazioni e qualche infortunio. Non si viene premiati con una medaglia ma con mille emozioni concentrate in una manciata di ore.
Bruno: Si legge un po’ ovunque che correre fa bene al corpo e alla mente, ci libera dallo stress, ci mantiene in forma, aumenta il nostro buon umore ….
La maratona di Napoli è stata per me molto di più : il gruppo, gli allenamenti sotto la pioggia o alle 5.30 del mattino o sotto il sole di agosto, 1500 km percorsi in 9 mesi , gli infortuni, qualche rinuncia e tante risate.
E il 14 novembre in particolare : l’ansia di non farcela, la forma non perfetta per un piccolo incidente degli ultimi giorni, la condivisione di un’esperienza di vita unica , l’avventura del corpo e dello spirito, l’inimmaginabile sofferenza durante gli ultimi chilometri e il premio finale: l’immensa felicità.
Lorenzo: Siamo arrivati alla fine del percorso che ha trasformato un passatempo in un obiettivo da raggiungere. Sono stati mesi lunghi e impegnativi, che hanno messo alla prova la nostra tenacia e forza di volontà, ci hanno permesso di creare e rafforzare rapporti umani e abbiamo imparato un concetto importante: i limiti sono fatti per essere superati e farlo tutti insieme è ancora più divertente.
E’ stata un’esperienza di crescita personale che mi permetterà di affrontare le sfide con uno spirito diverso, grazie Mondoffice!
Argentina: Per problemi fisici ho fatto la mezza maratona, ma sono stata lo stesso contenta perché mi ha dato la possibilità di seguire e incoraggiare i miei colleghi impegnati nella maratona.
Li abbiamo aspettati in alcune postazioni, cercando di individuarli tra tutta la gente e dandogli per quel che potevamo un po’ di supporto. Senz’altro il momento più emozionante è stato vederli arrivare con quel sorriso che non si dimentica.
Daniele: Mi sono impegnato, di solito se mi metto in testa di fare una cosa, cerco di farlo al meglio delle mie possibilità, ma l’impegno non basta, bisogna accettare i propri limiti. Correre la mezza maratona di Napoli è stata una scelta obbligata da un infortunio che ho voluto scongiurare ma non ho potuto evitare, mi sono adattato, ho ricevuto aiuto e supporto dalle persone che stimo e con cui ho condiviso gli allenamenti di tanti mesi.
Al mattino prima della partenza ero in fila, vicino a me Padre e figlia pronti a correre insieme, in coda arrivano i loro amici, si salutano calorosamente come solo i Napoletani sanno fare. La mia corsa era già iniziata lì, un’esperienza di fatica mista a stupore, paura di scivolare, le urla insistenti di un maratoneta “Beppe c’è!!” che ritrovo poi al traguardo stremato.
Tagliare il traguardo dà sempre una bella sensazione, la cercherò ancora.
Ci complimentiamo con i nostri runners per la loro capacità di mettersi alla prova e sfidare i propri limiti e speriamo di poterli presto sostenere nella prossima maratona.